NIENTE DI NUOVO IN ITALIA, ORMAI DA TROPPO TEMPO

La situazione attuale descritta dal Sommo Poeta sette secoli orsono

Anche l’estate di questo anno 2013 sta andando in archivio. Vacanze finite per coloro che hanno potuto permettersele, e sono sempre meno, oppure mai iniziate per la maggioranza degli italiani. Tempo di crisi, si sente dire ormai da anni, una crisi che non passa, anzi sembra coinvolgere un numero sempre crescente di persone. Si torna alla vita normale, dopo avere sopportato la calura estiva, le notti insonni passate a rigirarsi in un letto bollente, le sudate per fare qualunque lavoro e il bisogno di riposo e di fresco che abbiamo tanto desiderato. La vita di ogni giorno riprende nella sua normalità, anche se per molti questa crisi continua a lasciare segni e ferite molto profonde. All’inizio dell’estate molti politici si sono dati un tono diverso dal solito, hanno dichiarato che avrebbero lavorato, non sarebbero andati in vacanza per pensare al bene degli italiani, ma, puntualmente, sono scomparsi dalle riunioni parlamentari in una Roma non molto diversa dagli anni scorsi. Almeno per quanto riguarda quello che ruota intorno ai palazzi della politica. Tutto nella norma. Abbiamo sofferto per lo spread che saliva troppo, abbiamo fatto sacrifici pensando che il nostro Paese fosse sull’orlo del fallimento, continuiamo a pagare le tasse più alte dell’intero mondo occidentale (o, forse, del mondo intero), ma l’estate è sacra e non è possibile rinunciare alla spiaggia o alla montagna, alla barca o alle escursioni. Abbiamo votato e solo dopo molti mesi sono riusciti a fare un governo. Una speranza che qualcosa si risolvesse in tempi molto brevi. Anche perché chi non ha mezzi per arrivare a fine mese necessita di interventi urgenti, talvolta urgentissimi, e non può aspettare che i politici facciano qualcosa a distanza di anni. Lo stomaco reclama la sua parte ogni giorno, anche e soprattutto per chi ha difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Per i fortunati italiani che hanno potuto permettersi una vacanza il rientro ha serbato una sorpresa: non è cambiato assolutamente nulla. Ascoltare un telegiornale o leggere i titoli di prima pagina di un quotidiano in questo periodo è come vivere un déjà vu, un’ esperienza già vissuta. Dichiarazioni di impegno a risolvere i problemi, buone intenzioni ed ottime analisi, qualche intervento marginale su temi di scarsa importanza, accuse reciproche e condanne della magistratura. Chi non è più giovanissimo ha già visto tutto questo. I tempi della crisi economica con l’austerity, i processi ai politici e le relative condanne sono già passate sul palcoscenico della nostra bella Italia. Avemmo bisogno di qualcosa di più, di un vero cambiamento che ci porti ai livelli di altre nazioni moderne ed efficienti. Si parla di abolizione delle provincie da anni senza che nulla sia successo, non è stata neppure messa in campo tanto auspicata riforma elettorale. Nulla viene pensato e realizzato per fare risparmi e migliorare i servizi. Continuiamo ad essere il paese che ha almeno cinque numeri per le emergenze tra i quali è molto difficile districarsi. Chi conosce le situazioni nelle quali chiamare il 112 oppure il 113? Finora non ho trovato una persona che abbia saputo spiegarmi il perché di questa differenza. D’altro canto siamo, insieme all’Uruguay, il Paese che ha due forze di Polizia che controllano il territorio, ossia la Polizia di Stato e i Carabinieri. È proprio necessaria questa divisione che avrà certamente profonde radici storiche? Siamo in prossimità della riapertura delle scuole e, come il solito, si scopre che la spesa delle famiglie per i libri di testo e il materiale scolastico è aumentata. Già, perche nonostante le dichiarazioni di impegno a fare qualcosa nulla cambia per il cittadino e molte famiglie faticano economicamente a mandare i figli a scuola. L’istruzione rimane un caposaldo fondamentale per un Paese che vuole crescere. Anche se oggi un medico o un ingegnere non hanno più le stesse possibilità di lavoro che avevano un tempo. Ma senza queste specializzazioni dove andremo a finire? Aveva forse visto giusto Dante Alghieri che settecento anni fa definì la nostra Italia una nave senza nocchiero in gran tempesta? Un solo nocchiero al comando l’Italia lo ha avuto e ci ha condotto al disastro. L’auspicio è che i condottieri del Paese, coloro che il popolo elegge democraticamente, assumano la responsabilità di riportarci in tempi rapidi a riprendere un regime di vita che ci compete per la nostra capacità e voglia di fare e per tutto quello che abbiamo fatto nella storia dell’uomo. Ce lo meritiamo.






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