UN GRANDE DEL NOSTRO TEMPO CHE CI HA FATTO SOGNARE



La scomparsa di Michail Gorbaciov segna la fine di un’epoca. Sono stati anni della speranza, di una visione nuova del mondo e dei suoi equilibri, dell’apertura di nuovi orizzonti politici, culturali e sociali. Un afflato globale che ha pervaso l’Europa, un nuovo sessantotto. Erano i primi giorni di novembre del 1989 quando i berlinesi armati di piccone distrussero quel simbolo di divisione profonda che era stato eretto nel cuore dell’Europa. Quel muro era divisione di un popolo, negazione della libertà di viaggiare, di esprimersi, di fare tutto quello che l’occidente poteva permettersi. Molti riuscirono a varcare il muro con i mezzi più diversi, dai tunnel agli aerostati costruiti con materiali di recupero. Persino un acrobata riuscì a scavalcare il muro camminando sul filo di una linea elettrica. Ogni mezzo era valido. La riunificazione della Germania procedette spedita. Anche da noi si respirava un’aria nuova, positiva. Il futuro appariva roseo, anche perché la distensione tra i blocchi aveva allontanato lo spettro della guerra nucleare, era iniziato il dialogo e pareva persino che ci potesse essere collaborazione. Per anni ci siamo illusi che il crollo del regime sovietico avesse lasciato il posto alla trasparenza, così come Michail Gorbaciov aveva voluto. Ma ora che è morto ci rendiamo conto che le sue idee, la sua politica non sono apprezzate dall’attuale regime russo. Funerali solenni, ma non di stato, fugace presenza del Presidente per un omaggio alla salma, ma assenza al funerale. Poco si sa di come sia stata la reazione del popolo, che certamente non poteva liberamente esprimersi, ma il prolungamento di oltre due ore dell’apertura della camera ardente lascia pensare che ci sia stato un grande tributo popolare. Solo i grandi personaggi sanno operare cambiamenti significativi e certamente Gorbaciov è stato uno di questi.






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