ADEGUARE L’ABBIGLIAMENTO AL CONTESTO



La Preside di un Liceo del nord Italia ha invitato le studentesse ad entrare a scuola con un abbigliamento adeguato al contesto. Chi si occupa dell’educazione dei giovani ha il dovere di insegnar loro questa regola che è alla base del vivere in collettività. Tutti andiamo al mare in pantaloncini da bagno, ma noi che abbiamo ormai raggiunto la maturità non potremmo neppure immaginare di andare a teatro o in chiesa così abbigliati. La preside può aver usato parole crude, esemplificato e parlato di “cicce” che si dovrebbe evitare di esibire in ambito scolastico, ma lo ha fatto senza dubbio per rimarcare la differenza di comportamento, e dunque di abbigliamento, che è richiesta tra una gita al mare e la scuola. Ma questo non giustifica la dura presa di posizione degli studenti e, a quanto si apprende, di parte dei loro genitori, contro la dirigente scolastica. La scuola è un’istituzione che deve essere rispettata, perché è il luogo -pubblico- dove vengono educate ed istruite le generazioni future del nostro Paese. La scuola può essere criticata, si può discutere dei metodi di insegnamento, si possono criticare le mancanze croniche di adeguamento delle strutture, ma deve essere rispettata, anche con un abbigliamento adeguato. Sono ben conscio del fatto che un ombelico mostrato o una gonna estremamente corta non influiscono sull’apprendimento del greco e del latino o sulla capacità di risolvere un’equazione, ma non è questo il punto sul quale concentrare l’attenzione. Ognuno di noi deve aver rispetto di se stesso e degli altri e comprendere che esistono luoghi e situazioni che richiedono di indossare abiti adeguati alla situazione. Che cosa direbbero gli studenti di quel liceo se un professore si presentasse in ciabattine da mare e pantaloncini corti, visto il gran caldo di questa stagione? Il liceo è il passaggio dall’essere fanciulli al diventare adulti. E da adulti si devono assumere comportamenti responsabili per se stessi e per il resto della collettività. Ed è proprio il nostro vivere collettivo che spesso viene dimenticato, messo da parte. Esistiamo noi e gli altri sono un fastidio, ma non è così. Il bello del nostro vivere è fatto anche dalla presenza di tutti coloro che ci circondano, ognuno con la propria identità e con le proprie individuali caratteristiche. Ed il bello del vivere passa anche dall’adeguare se stessi alle diverse situazioni ed ai contesti specifici nei quali ci si trova. Ed allora un grazie alla Preside per il suo lavoro e per l’impegno nell’educare e far crescere le nuove generazioni anche rispettando regole non scritte del vivere civile






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