IL VINO SI PRODUCE NELLE CANTINE FIRMATE

Architetti famosi disegnano edifici rurali prestigiosi

Le nostre cantine, i luoghi di produzione del vino che i cugini francesi chiamano castelli, storicamente facevano parte degli edifici rurali, erano annesse alle case dei nobili proprietari terrieri, ma anche alle più povere case contadine. La nostra tradizione enologica è costituita da una serie di microproduzioni, per lo più destinate ad un consumo familiare, disseminate sull’intero territorio nazionale. Il vino ha costituito nei secoli un importantissimo elemento integrativo nella dieta delle classi sociali meno abbienti. Il classico “pane e vino” dei contadini indica proprio la funzione di apporto calorico della bevanda di Bacco che ha aiutato intere generazioni nel duro lavoro dei campi. Solo nel secondo dopoguerra le condizioni hanno cominciato a cambiare. Sono sorte le prime cantine sociali dove venivano raccolte le uve per dar luogo a prodotti indifferenziati, vino che non aveva particolari qualità organolettiche, ma prodotto con sistemi semi industriali per contenere i costi e rimanere prodotto di massa. Negli ultimi anni anche da noi il bere vino ha subito trasformazioni profonde. La necessità di apporto calorico da questa fonte si è ridotta notevolmente e il bere vino è divenuto un modo cosciente e responsabile di gustare una bevanda nella quale si esprimono qualità organolettiche ben precise. Una richiesta sempre crescente di qualità, come avviene in Francia da molte decine di anni, che ha portato una profonda trasformazione delle nostre cantine. All’inizio del processo di industrializzazione della produzione di vino tutto trovava posto in anonimi, ma razionali, capannoni industriali. Il prodotto doveva essere venduto nell’annata e non erano necessari particolari luoghi adatti all’invecchiamento. Le grandi cantine storiche hanno locali dedicati proprio alla conservazione e all’affinamento del vino che deve essere tenuto in locali umidi e con una temperatura che varia poco a seconda delle stagioni. Queste condizioni si ritrovano sotto il terreno, nelle gallerie scavate sotto le colline, in costruzioni dai muri in pietra di grande spessore. Le moderne cantine sono assai differenti da questi modelli. Vengono progettate per assolvere razionalmente al compito della produzione e della conservazione del vino, ma sono anche edifici la cui architettura si integra appieno nel paesaggio circostante. I moderni mezzi di climatizzazione consentono di avere locali con temperature e umidità costanti durante tutto l’arco dell’anno e generalmente sono proprio le barricaie a costituire il cuore di questi impianti. Impianti che poco o nulla hanno a che vedere con le tradizionali cantine, ma che oggi tendono sempre più a chiamarsi “vinerie”, un termine adottato internazionalmente. Risulta perciò sempre più frequente andare per le campagne ed incontrare costruzioni molto particolari, disegnate da grandi studi di architettura, che trasmettono al visitatore una sensazione di efficienza e razionalità, integrata con la tradizione enologica ed inserite in modo armonico nel paesaggio delle campagne viticole. Gli impianti di produzione inseriti in queste opere di moderna architettura industriale sono quanto di meglio la tecnologia possa offrire. Ormai sappiamo, ad esempio, che nei trasferimenti tra i tini, necessari nelle diverse fasi di trasformazione, il vino non dovrebbe passare attraverso fasi di pompaggio che ne possono alterare i delicati equilibri. Proprio a questo scopo i trattori con le uve salgono ai piani superiori e quando è necessario il prodotto travasato per gravità, facendolo scendere ad un piano sottostante. Tecnologia e moderna architettura al servizio di enologi in grado di proporre prodotti della nostra tradizione in linea con le esigenze di consumatori coscienti che sanno apprezzare con moderazione un prodotto della natura dai molti volti quale è il vino.






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