NON MUORE LA SPERANZA DI UN MEDITERRANEO CHE UNISCE
Pubblicato: 4 marzo 2015 | Categoria: IL DIRETTORE | Autore: Elvis Felici
Lo sconforto è la sensazione che mi prende nello scrivere queste righe. Per chi, come noi, sogna una integrazione vera e reale tra le sponde del Mediterraneo e sente le notizie che arrivano è inevitabile che amarezza e delusione prevalgano.
Una ventata di innovazione pareva arrivare, si parlò di primavera araba. I regimi totalitari che avevano governato per decenni tenendo di fatto fermo lo sviluppo delle popolazioni erano crollati sotto i colpi delle manifestazioni popolari. Un grande sussulto di democrazia che avrebbe dovuto portare pace e progresso, ma che, nelle more dei fatti, ha rivelato grande fragilità. La democrazia è un esercizio difficile, che non può essere esportato e che richiede tempi lunghi per prevalere. Lo dimostrano gli avvenimenti.
L’uomo ha ancora in se il retaggio della propria storia, quella antica che lo ha visto combattere la natura per poter difendere se stesso e la specie. Lotte tribali, conquista di territori migliori per la caccia o per le piantagioni, legge del più forte per dominare sui propri simili sono mezzi adoperati per migliaia di anni da tutti gli uomini presenti sul pianeta. Solo da pochi secoli abbiamo imparato a convivere in modo diverso, ma ci sono volute intere civiltà ad insegnarci le regole necessarie a poterlo fare.
Il pretesto religioso si accompagna e si è accompagnato spesso a forme violente di predominio. Tenere intere popolazioni soggiogate in nome della religione, mantenerle nella più totale ignoranza le rende maggiormente influenzabili e soggiogabili ai voleri di pochi. Anche nella nostra cara vecchia e sonnolenta Europa ne abbiamo avuto esempi eclatanti. E così in nome di una fede si compiono violenze inaudite, si torturano e si massacrano persone, esseri umani considerati nemici solo perché sono nati in un’altra parte di mondo.
L’attrattiva per l’ancestrale violenza sembra far presa su molti giovani occidentali che partono per arruolarsi in un esercito che propugna violenza e terrore. Qual è l’obiettivo che si pone? Rendere tutto il mondo fedele ad una sola religione? Ci hanno già provato ed il misero fallimento è lì, sotto gli occhi di tutti e scritto in modo indelebile nelle pagine della storia.
Quello che fa ancora più male è la distruzione perpetrata in nome di un Profeta. Distruzione di reperti storici di inestimabile valore, di una biblioteca e di un museo che raccontavano a noi e ai posteri quello che siamo stati, perché siamo arrivati fino a qui. Come è possibile accanirsi contro oggetti inermi che racchiudono un inestimabile valore per tutti gli esseri viventi? Che cosa si vuole ottenere? Dove è scritto che bisogna distruggere tutto? Sono interrogativi che non trovano risposta e che continuano a risuonare nelle nostre menti. Tutti gli uomini sono il risultato del passato, della storia senza la quale non c’è futuro. Distruggere, cancellare il passato significa ricominciare a costruire dal nulla, ripartire da dove eravamo rimasti secoli, millenni addietro.
Nonostante tutto noi continuiamo a sognare che i giardini dell’Europa tornino a fiorire e che l’integrazione vera dei popoli del Mediterraneo è un processo inarrestabile, lento, ma inarrestabile. Forse è utopia, ma nessuno ci levi il sogno e la speranza.