UNA FANFARA DEL TUTTO STONATA
Pubblicato: 2 maggio 2013 Categoria: IL DIRETTOREAutore: Elvis Felici
Suonata per il Governo mentre due militi erano feriti
Un nuovo governo si è finalmente insediato. Dopo due mesi di attesa dalle ultime elezioni politiche abbiamo una guida del nostro Paese. La cerimonia di insediamento è stata però funestata da un grave atto di violenza che ha visto coinvolti due carabinieri del tutto innocenti ed estranei alle faccende politiche. Erano di servizio, stavano lavorando per mantenere se stessi e le loro famiglie, per permettere ai figli di sperare in un futuro migliore. Ha sparato un uomo senza più speranza, uno dei moltissimi italiani che hanno pagato e stanno pagando il conto di una crisi economica che ci sta travolgendo. La violenza è sempre da condannare e non è certo il metodo per risolvere i problemi, ma vanno comprese le ragioni di un gesto disperato, portato avanti da un uomo che ha ritenuto di non avere più nulla da perdere, ben cosciente, forse, che avrebbe passato il resto dei suoi giorni nelle patrie galere.
Stavo andando a trovare mio padre, gravemente malato, all’ospedale ed ho ascoltato alla radio, in auto, quanto stava avvenendo in quei momenti nei palazzi della politica. Si stava facendo il giuramento del nuovo governo, i ministri erano all’oscuro di quanto stava avvenendo all’esterno e ne sono stati immediatamente informati al termine del giuramento. I cronisti hanno raccontato attimo per attimo quel che accadeva, facendo ascoltare in diretta dichiarazioni, rumori e quant’altro possibile. Ad un tratto si è udita una fanfara. Ebbene sì. Una fanfara ha suonato per salutare il premier uscente e dare il benvenuto al nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Devo dire che ho faticato a credere alle mie orecchie, ma è proprio così. Tutto si poteva fare, ma la fanfara andava assolutamente evitata proprio mentre un carabiniere, servitore dello Stato per uno stipendio, era stato colpito nell’esercizio di difendere il palazzo da eventuali attacchi violenti.
Una domanda mi è sorta spontanea. Quale distanza esiste tra la politica e la realtà? Non è pensabile che non si potesse bloccare la fanfara, evitare che suonasse il saluto ai Presidenti per rispetto a chi in quel momento stava lottando con la morte. Penso che ogni cittadino avrebbe fermato quel gesto e quelle trombe che hanno risuonato come un oltraggio. Andava assolutamente evitata.
Non ho visto i telegiornali riproporre quei momenti, il passaggio della campanella, e tutti gli altri atti formali che possono essere compresi in tempi normali, ma che nei momenti critici non dovrebbero sussistere. Bene hanno fatto i colleghi a scegliere di tagliare quelle scene, ma male hanno fatto i politici a non evitarle.
Il nuovo governo si è insediato in un clima di paura e di violenza. Tutti ci auguriamo che rimanga un episodio isolato, ma non è certo isolato il contesto di povertà e di emarginazione crescente che moltissimi cittadini subiscono. Ci sembra che la politica rimanga ancora molto, troppo lontana dalla realtà delle cose e si perda in ripicche e giochi di potere incomprensibili. Questo mette a rischio l’intero vivere civile, mina le basi della democrazia che si basa sul delegare, attraverso libere elezioni, la gestione della cosa pubblica. Non possiamo più apprendere di sprechi e di ruberie ad ogni livello e combattere ogni giorno per poter comprare il cibo o pagare le medicine. Questa non è democrazia, non rispetta la Costituzione e non è ammissibile in un Paese civile. Lo dobbiamo sostenere con forza, e chiedere a gran voce che la politica ritorni ad essere la protagonista che ci porta a crescere in tutti i sensi, sia materiale, sia culturale e sociale. Senza più suonare la fanfara quando proprio non è necessario.