LA MARTORIATA SIRIA HA BISOGNO DI PACE



Riuscire a comprendere il complesso scenario di guerra che si è venuto a generare in Siria e nelle regioni limitrofe è impresa che non riusciamo a superare. Troppe la parti in causa, troppi gli elementi coinvolti, troppi gli interessi frammentati che alimentano l’odio e le vendette. I bombardamenti aerei sui terroristi spesso sono un pretesto per scaricare il carico di morte sulla popolazione civile, sui poveri cristi che sono sempre e comunque quelli che rimettono maggiormente in queste situazioni. Intere città sono rase al suolo, come se un terribile terremoto si fosse accanito nell’area livellando ciò che gli uomini, con grande fatica, avevano realizzato per vivere, vivere nella famiglia e nella comunità. Ora rimangono solo mucchi di macerie, all’interno delle quali si nascondono i cecchini che rendono impossibile ogni parvenza di normalità. Non ci si può rifornire di acqua e di cibo senza rischiare una pallottola, e questo vale per adulti e ragazzini. Già, i ragazzi, intere generazioni che sono cresciute tra il crepitio delle armi e gli scoppi delle bombe. Che cosa faranno da adulti? Quale mestiere saranno in grado di svolgere? E quale sarà il loro senso del sociale, il rispetto degli altri, il concetto di libertà? Violenza chiama violenza e l’odio alimenta l’odio, soprattutto in condizioni di estrema miseria e di mancanza di ogni genere di sopravvivenza. Le nuove generazioni crescono in questo clima, senza l’istruzione, ovvero in mancanza dell’elemento essenziale per distinguere gli essere umani dagli animali: la cultura. La cultura è alla base della crescita di ogni società umana , oltre che del singolo individuo. È essenziale, per poter vivere in modo civile, che ogni uomo occupi un ruolo nel gruppo sociale che consenta a tutta la comunità di poter crescere e migliorare le proprie condizioni di vita dando alle generazioni future speranza e prospettive. Le immagini che passano sullo schermo televisivo sembrano lontane da noi, suscitano talvolta un commento, ma nulla di più. La nostra coscienza dovrebbe invece essere scossa nel vedere quei bambini aggirarsi tra le macerie, senza un futuro nel quale sperare di poter migliorare la propria condizione. Diventati adulti quali potranno essere le loro prospettive? Senza dubbio un’opzione sarà quella di mettersi in cammino nel mondo per trovare un luogo migliore dove vivere. E così la nostra indifferenza di oggi continuerà ad alimentare quei flussi migratori che oggi, in tanti, vorrebbero che fossero interrotti, magari con l’uso della forza. La realizzazione di un mondo migliore dovrebbe cominciare proprio da qui, da quelle sponde del Mediterraneo che sembrano non trovare la pace, nonostante l’impegno nominale delle maggiori potenze mondiali nel cercare soluzioni accettabili per la deposizione delle armi.






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