LA POLITICA IN TIVU

Realtà o pura finzione?

Per poter meglio capire che cosa sia la politica e quali sono i contenuti e i valori che esprime è utile partecipare ad una trasmissione televisiva. Certamente non come protagonisti, ma è sufficiente esserne semplici spettatori dall’interno di uno studio teelvisivo. Solo pochi giorni orsono è capitato a chi scrive di essere tra il pubblico di un noto talk show trasmesso da una rete privata e seguito da un numero molto elevato di spettatori. In gergo televisivo si parla di share, ossia della percentuale di pubblico che guarda una determinata trasmissione. Regole rigorose lo misurano ed i pubblicitari si danno battaglia per conquistare i fiumi di denaro che le aziende investono sui loro prodotti. Maggiore è lo share e dunque più è seguito un programma, maggiore è l’investimento pubblicitario. Non importa di quale tipo, se si fa la reclame alle merendine o ai pannolini, se si pubblicizza la cioccolata o un’auto di lusso. Pecunia non olet dicevano i nostri antenati ed il motto è ancora più che mai attuale. Le televisioni private, non avendo il sostegno del canone, si reggono sui proventi pubblicitari, perciò molto share significa molti introiti. Una semplice equazione che vale per tutte le trasmissioni. Dai telegiornali ai cartoni animati, dalle trasmissioni di intrattenimento a quelle di approfondimento. Fare share significa catturare l’attenzione di un pubblico sempre più distratto, sempre meno portato ad approfondire i contenuti ed attratto dallo show, dalla rappresentazione anche clamorosa della realtà. La regola vale anche per le trasmissioni di approfondimento politico. Un pubblico eterogeneo, probabilmente però selezionato in anteprima dai produttori, attende, nell’umidità di una serata autunnale, di essere ammesso all’interno dello studio televisivo. Un venditore di panini e bibite staziona dove si forma la coda e vende i generi di conforto traendo un beneficio concreto dalla politica. Il primo che può dirsi soddisfatto da una discussione che ancora deve venire. Gli ospiti entrano da una porta laterale. Li attende un ricco banchetto mentre da uno schermo televisivo si vedono i tecnici che provano camere e microfoni. Si rifocillano anche alcuni protagonisti dello show, un giornalista molto famoso ed un altrettanto noto vignettista si concedono democraticamente e generosamente al gruppo degli ospiti della trasmissione, o meglio ospiti della produzione. La produzione, guarda caso, è quella che paga anche i giornalisti e i vignettisti. Il pubblico è già seduto quando entrano, ben rifocillati, gli ospiti della produzione. Vengono fatti accomodare nelle prime file su panche metalliche alquanto scomode. Si comincia. Entra il conduttore trionfalmente. Neppure gli ospiti lo avevano visto prima dell’inizio della trasmissione. Breve prolusione e poi filmati di interviste e di approfondimento. Si parla del voto al Senato che ha sancito la fuoriuscita di Silvio Berlusconi, core business per molti lustri di maggioranza e opposizione. Gli ospiti politici sono seduti sulla scena e vengono chiamati ad intervenire. Si infervorano, sembrano accapigliarsi. Interruzione pubblicitaria. Si ricompongono. Sussurrano alcune frasi, il conduttore fornisce indicazioni. La regia annuncia che mancano pochi secondi e tutto si ricompone come se il tempo non fosse passato. Si riprende a litigare, si alzano i toni. Sembra tutto vero. Il conduttore fa qualche battuta che provoca ilarità. Il noto giornalista interviene con le sue verità, snocciola numeri che nessuno è in grado di contestare e i due litigano anche col giornalista. Una professoressa, non ho capito di che cosa, viene interpellata. Su quel che dice si riaccende la mischia. Altra interruzione pubblicitaria. I politici si ricompongono, lui aggiusta il retro della giacca e controlla il nodo della cravatta. Lei si alza ed esce telefonando, forse per avere indicazioni su come sta andando la recita. Già, perche fino a questo punto sembra proprio una recita. Non viene detto nulla che già non sia noto, non si parla dei problemi, e sono infiniti, che ha la gente comune. La trasmissione riprende, tutti a sedere. Ultima parte dello show, concluso dal vignettista umorista. È ormai molto tardi, passata la mezzanotte e non si comprende come mai ci sia voglia di ridere. Non ci sarebbe nulla da ridere. Non certo per quanto è stato detto e neppure per le vignette che ritraggono in modo impietoso una situazione politica disastrosa. Forse si ride perché la trasmissione è finalmente finita e si può andare a dormire. Domani si riprende con la solita vita, con i problemi che si fanno ogni giorno più pesanti, con la mancanza di prospettive di sviluppo, con i giovani disoccupati che non vedono come poter costruire la propria esistenza da adulti. Il noto conduttore pensa già alla trasmissione della prossima settimana, a come mantenere alto lo share, ad invitare altri teatranti che, litigando tra loro solo per finta faranno salire il numero di persone che li guardano. Ma chi sta dall’altra parte del teleschermo li guarda perché ancora crede che la politica serva a qualcosa, abbia un ruolo vero nel cercare di migliorare le nostre condizioni di vita. Chi realizza e chi partecipa alle trasmissioni politiche dovrebbe tenerne conto. Ma, forse, anche questa è pura illusione.






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