I FIORI DI UNA PRIMAVERA CHE TARDANO A SBOCCIARE

Nel sud del Mediterraneo pace, libertà e sviluppo sono ancora lontani

Quando si sono accesi i primi focolai di rivolta nei Paesi arabi per molte persone si è riaccesa la speranza. Speranza di condizioni di vita migliori, di libertà, di potersi esprimere e di liberare la creatività repressa per lunghissimi decenni. Un vento nuovo ha spirato in quella stagione su tutto il sud del Mediterraneo. Se si può fare un paragone improprio in moltissimi hanno vissuto le medesime sensazioni che hanno provato i giovani che hanno fatto il ’68 nei Paesi occidentali. È parso immediatamente che le popolazioni che si ribellavano non sarebbero state lasciate sole. Tutto il mondo occidentale sembrava approvare ed appoggiare quanto stava avvenendo. Anzi, stava persino aiutando militarmente i ribelli. Una vera e propria primavera, così come è stata definita dai mezzi di comunicazione, la primavera araba. La situazione della Siria non si è per nulla sbloccata e sembra essere in stallo. L’unica certezza è che ogni giorno i morti si contano a decine. Nessuno spiega quali sono le fazioni che si combattono e quali sono le loro ragioni. Chi siano gli uomini e le donne che combattono il regime di Assad non è dato sapere con chiarezza. Semplice disinteresse o qualcosa di più? Quell’area di Mediterraneo è la base dei mezzi navali della Russia e le ragioni politiche del disastro di vite umane vanno ricercate lì. In fondo questa Europa non è molto coinvolta nei fatti della Siria e non è neppure particolarmente interessata a quanto avviene negli altri Stati che hanno appena vissuto la stagione della “primavera”. Una primavera che non dà segni di fioritura. Le rivolte si riaccendono. Mentre scriviamo la Tunisia vive un altro momento di grave turbamento per l’uccisione del leader dell’opposizione ed in Egitto ci sono rivolte quasi quotidiane. In quest’ultimo Paese sono quasi completamente spariti i turisti, che sono una vera risorsa per la popolazione. Molti di coloro che vivevano col turismo oggi non hanno più lavoro e sostentamento. Molti avevano mostrato tanto entusiasmo nei primi mesi della rivoluzione, ma ora rimpiangono il passato regime. E lo fanno con l’amarezza di vivere una profonda delusione che ha infranto aspettative ed aspirazioni. Ed ancora una volta il sud del Mediterraneo è stato lasciato solo al proprio destino. Solo i Paesi che si affacciano su questo mare mostrano un qualche interesse. I flussi migratori sono ripresi e così si cerca di intercettare e prevenire un fenomeno che porta molti costi e pochi benefici all’occidente. I Paesi del sud del Mediterraneo piangono ogni giorno i loro morti, ma nella nostra Europa, che oggi può dirsi un poco meno opulenta di qualche anno addietro, regna sovrana l’indifferenza. Eppure il vento della primavera soffiava forte in tutta quell’area. Ma a lungo andare anche le stagioni mutano e, forse, già oggi si può parlare di autunno anche per le speranze di quei popoli. Se continueremo a lasciarli soli e ad essere indifferenti a quanto accade così vicino a noi saremo colpevoli di fronte alla Storia e certamente ne pagheremo le conseguenze. Solo attraverso il coinvolgimento dell’opinione pubblica della vecchia Europa riusciremo a dare un contributo vero a far sbocciare i fiori di una primavera che tarda ad arrivare molto più di quanto fosse prevedibile.






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