DISCUTERE E APPASSIONARSI ALLA POLITICA PER GOVERNARE IL NOSTRO FUTURO



Chi scrive ricorda perfettamente quanto accadeva negli anni sessanta e settanta del secolo scorso a proposito della discussione politica. Non esisteva un bar, un ritrovo, una piazza dove non si scatenavano accese discussioni su visioni dello Stato e del futuro dei suoi abitanti. Visioni spesso in netto contrasto, ma che avevano come protagonisti i cittadini, coloro che dello Stato fanno parte e ne possono e devono decidere le sorti. Certo quelle discussioni potevano, forse, risultare sterili, ma certamente contribuivano a tenere vivo l’interesse verso la cosa pubblica. Avevano lo scopo di far comprendere agli uomini politici di tutti i livelli che il popolo è sovrano. Può decidere col proprio voto a chi affidare la delega del proprio sviluppo sulla base di un programma e delle idee di fondo che lo sostengono. Oggi si assiste, ed è incontestabile, ad un allontanamento generale dalla politica, dalla passione e dall’impegno che ha animato le generazioni che ci hanno preceduto. E questo non è solo il risultato degli scandali di questi anni e delle immense ruberie che sono sotto i nostri occhi. È anche il frutto di un disinteresse a quanto accade intorno a noi, al nostro futuro e al futuro dei nostri figli. Interessarsi alla politica non significa solamente parteggiare per questo o quel partito o schieramento, come si trattasse di tifo da stadio. Le discussioni del bar servono ad aprire la mente di chi vi partecipa, ad ampliarne la visione. I temi di discussione, quelli influenzano decisioni che possono veramente cambiare il nostro destino sono molti. Da quelli a carattere locale ad argomenti generali che riguardano il Paese e l’intera Europa. Cito, solo a titolo di esempio, la decisione a livello locale di costruire o meno un centro commerciale. Il centro commerciale porta indubbiamente effetti benefici immediati, ma quale futuro riserva alle prossime generazioni? Non si possono costruire immense cattedrali senza domandarsi se un dato territorio ne trarrà reali benefici per prossimi decenni oppure se riserviamo un futuro da commesso per le generazioni a venire. L’Europa è una realtà in via di costruzione, ma allo stato attuale, sembra essere dominata dai mercati e dallo spread. La politica appare in secondo piano, succube dei mercati. Si attendono le aperture di borsa per comunicare le decisioni politiche, che verranno prese in funzione degli indici borsistici. Eppure ancora dobbiamo decidere quale sarà il modello europeo, quali organismo dovranno governare, quale sarà il ruolo dei governi nazionali e così di seguito. Temi importantissimi per il futuro di tutti noi, per i nostri figli e per il benessere di una grande porzione del pianeta. Non ci possiamo permettere di fare finta che tutto questo non è di nostra competenza, che qualcuno deciderà per noi, che i temi della discussione sono troppo lontani dal vivere quotidiano. Sappiamo bene che non è così e dobbiamo riappropriarci della discussione e della passione alla politica. Solo così potremo avere uno sviluppo che è frutto del pensiero collettivo e della partecipazione di molti. E forse le borse e i mercati torneranno ad avere il ruolo e la funzione di essere al nostro servizio e non più di condizionare la nostra vita.






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