NULLA E’ CAMBIATO DALLA DISCESA SULLA LUNA



Da poco è scomparso un grande dell’umanità. Si tratta di colui che, primo del genere umano, pose il piede sulla luna. Neil Armstrong e i suoi compagni della missione Apollo 11 partirono dalla base americana della Florida, che all’epoca si chiamava ancora Cape Canaveral nel luglio del 1969. In quegli anni la tecnologia non aveva ancora messo a punto i computer, le macchine che oggi compiono con precisione molti lavori dell’uomo. Inoltre tutti i singoli pezzi che componevano l’attrezzatura della missione erano stati provati singolarmente, ma mai tutti insieme. Il comandante Armstrong guidò personalmente il modulo che sarebbe atterrato sulla luna, facendolo spostare dalla traiettoria che aveva assunto per permettere un atterraggio in un luogo pianeggiante. Raccontato così sembra cosa da poco, ma far spostare manualmente un oggetto volante di grandi dimensioni in condizioni di gravità molto diverse da quelle alle quali siamo abituati, non deve essere stata impresa semplice. Soprattutto deve essere stata molto rischiosa. Dopo qualche ora di preparativi a bordo del modulo Neil Armstrong cominciò a scendere i gradini della scaletta che gli avrebbe fatto posare il piede sul nostro satellite. Attivò la telecamera permettendo così all’intera umanità di seguire alla televisione questo evento epocale. Poi, appena toccato il suolo lunare pronunciò una frase che è divenuta famosa e che è ricorsa molte volte in occasione della sua scomparsa: “ questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”. Da quel 20 luglio del 1969 è passata molta acqua sotto i ponti. Sono stati compiuti enormi progressi tecnologici e scientifici, che hanno migliorato notevolmente la qualità della vita. Ma nel mondo si continua a morire. Non di morte naturale, come è avvenuto per il comandante Armstrong. Uno dei Paesi che si affacciano sul nostro mare Mediterraneo, la Siria, è martoriato da una guerra alla quale tutte le nazioni, comprese quelle europee, si stanno completamente disinteressando. Il popolo siriano è oggetto di stragi di civili, di raid aerei e di bombardamenti, di violenze e di razzie. A poche centinaia di chilometri da noi, affacciato sul nostro stesso mare. Un Paese carico di storia e di tradizione che viene lacerato sotto i nostri occhi. E noi fermi a guardare. Forse perché non ci sono giacimenti petroliferi, forse perché nessuno vuole fare la prima mossa, forse perché nel quadro politico internazionale non si sono ancora delineate le posizioni. Ma senza un forse e senza un perché in Siria si continua a morire. E tutto questo a parecchi decenni di distanza da quel balzo che l’umanità avrebbe dovuto fare dopo che il primo uomo mise piede sulla luna. Vogliamo però pensare che le coscienze abbiano un balzo, simile a quel primo passo e che consentano alle nuove generazioni di siriani di poter vivere in pace e ricercare il loro futuro nella libertà.






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