TEMPO (PRIMA PUNTATA)

Pubblichiamo qui un racconto a puntate. Se qualche lettore vuole collaborare ci scriva. Saremo lieti di pubblicarlo.

Ancora una giornata di pioggia. Quest’anno non sembra smettere mai. Piove pressoché ininterrottamente da quattro mesi e non ci siamo proprio avvezzi. Qui da noi il clima è scarsamente umido, le piogge sono di breve durata perché i venti spazzano rapidamente le nuvole e la natura pianeggiante del terreno alle spalle del mare ne favorisce il loro viaggiare rapido verso l’interno della regione. Ma da qualche mese sembra che i tropici si siano spostati alle nostre latitudini: violenti acquazzoni, anche di durata notevole, scrosciano ripetutamente e tra l’uno e l’altro il cielo rimane coperto dalla grigia nuvolaglia senza far apparire mai il sole. Cominciamo a risentirne. In questo contesto meteorologico un impiegato delle poste di nome Angelo cambiò così radicalmente il suo modo di vivere che i suoi famigliari non sapevano più che cosa pensare. Angelo era un uomo sulla cinquantina, di corporatura esile, che inforcava un paio di grandi occhiali dalla montatura dorata che facevano risaltare al di là delle lenti due grandi occhi di colore verde smeraldo. Calvo, o meglio con quel che rimaneva di capelli dal riflesso biondastro, aveva il vezzo di indossare una coppola in ogni stagione e ne possedeva un discreto numero che alternava regolarmente. Negli ultimi mesi aveva indossato unicamente quelle che potevano proteggerlo dalla continuità dell’acqua che scendeva dal cielo. Angelo, impiegato alle Poste conduceva un’esistenza che si può definire tranquilla ovvero una vita assai regolare caratterizzata dall’assenza di eventi eccessivamente positivi o eccessivamente negativi. Casa, sì, aveva una bella casa, ampia con grandi finestre che davano su campi nei quali si vedevano dapprima operai e tecnici che piantavano assi di legno a disegnare angoli e successivamente con gradualità nascevano anonimi palazzi nell’anonimo quartiere dove abitava. Si compiaceva però del fatto che il quartiere era in espansione. Famiglia , sì, anche la famiglia non gli procurava turbamento. La moglie insegnante di lettere era armai prossima alla pensione e le due figlie stavano completando gli studi universitari. Anche negli anni dell’adolescenza le figlie non avevano avuti particolari grilli per la testa: avevano chiesto di essere accompagnate alle serate di ballo che si svolgevano in orari ai quali Angelo non era avvezzo e sottolineava ogni volta alle ragazze che a quell’ora, quando lui aveva la loro età, era solito andare a dormire perche era ormai di ritorno dallo svago del sabato sera. La città di Angelo è una tipica città sul mediterraneo: sole, tanto sole e il riverbero della luce sull’acqua del mare che fa apparire più lunghe di quanto in realtà non siano, anche le brevi giornate invernali. Un andirivieni di gente di tante estrazioni diverse, un continuo rimescolarsi di etnie e di religioni e gente di tutti i tipi che andava all’Ufficio Postale. Per starsene più tranquillo Angelo, che occupava una posizione di responsabilità nell’ambito degli addetti agli sportelli, preferì rinunciare alla carriera per dedicarsi ad un lavoro un po’ più noioso e ripetitivo, ma che gli permettesse di non avere rapporti con quel pubblico così eterogeneo. Così ottenne dai suoi capi una posizione in quello che gli anglosassoni chiamano back office, ovverosia nella parte retrostante gli sportelli aperti al pubblico. Si occupava di gestire e controllare tutto il flusso della posta raccomandata e assicurata in partenza da tutti gli sportelli della città. Un lavoro che richiedeva grande attenzione e dedizione, nel quale anche un piccolo errore poteva determinare il mancato recepito di quanto il mittente aveva il diritto di veder consegnato. Così Angelo ogni mattina si alzava con regolarità alla stessa ora, le sei e dieci, in ogni stagione dell’anno e la cosa non gli pesava affatto, anzi, quando era a riposo durante il fine settimana o nel periodo delle ferie, non faceva alcuno sforzo per modificare l’abitudine a quell’orario di sveglia. I gesti quotidiani del mattino sono una faccenda di grande regolarità per gli esseri umani, un modo per iniziare la giornata sentendosi a proprio agio su questo pianeta e per tranquillizzarsi, oltreché per far fronte alla fisiologia del corpo, prima ancora di essere usciti di casa. Angelo amava il caffè molto lungo e bollente, al contrario della maggior parte dei suoi concittadini che predilige il caffè ristretto e molto forte, e amava gustarlo in una vecchia tazza di coccio, sbocconcellata dal lungo uso negli anni, che aveva acquistato come souvenir in uno dei suoi rari viaggi all’estero. Reggeva la tazza con entrambe le mani e guardava il mondo esterno dalla finestra della cucina che dava su quello che rimaneva di una campagna ormai divenuta periferia.






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