LA VIOLENZA NON PUO’ ESSERE IL MEZZO PER GOVERNARE IL DESTINO DEGLI UOMINI
Pubblicato: 8 aprile 2015 Categoria: IL DIRETTOREAutore: Elvis Felici
Continuano ad arrivare notizie drammatiche dalle regioni del Medio Oriente. Continuiamo a domandarci quale senso abbiano le violenze e le uccisioni senza ragione che un sedicente “stato” continua a perpetrare senza sosta. Uno stato è l’organizzazione del vivere socialmente, della comunità di uomini che dovrebbero perseguire un destino comune. L’aspirazione di tutti gli uomini è quella di condurre un’esistenza che possa definirsi umana, diversa da quella degli animali proprio per la presenza nella nostra condizione di uomini della funzione cerebrale, di quel cervello che ci serve e ci è servito nella nostra storia per vivere e sopravvivere. Pare invece che per coloro che vogliono imporre questo modello di “stato” l’unica strada percorribile sia la violenza. Una violenza cieca, un furore che annienta ogni forma di convivenza.
Il nostro modello sociale è sicuramente perfettibile, ci sono ancora troppe sacche di povertà e di emarginazione. Qualcosa stiamo facendo, ma non è ancora sufficiente. Il modello capitalistico occidentale è ancora pieno di storture, realizza crescita sociale che non sempre va a vantaggio di tutti. La politica governa il percorso. Il popolo elegge i propri rappresentanti che talvolta, anzi troppo spesso, tradiscono il mandato che hanno ricevuto e curano i propri interessi personali prima ancora di avere a cuore il bene di tutti. Ma questo modello pieno di limiti non basa la propria esistenza e sopravvivenza sulla violenza e sul terrore. Ognuno può circolare liberamente, può esprimere le proprie idee ed il proprio credo religioso, può vestire come vuole e riunirsi per manifestare. La strada che ci ha portato fin qui non è stata semplice. Secoli di guerre hanno insanguinato la nostra Europa ed in periodi più recenti abbiamo vissuto l’incubo della violenza e del terrore. Il regime nazifascista che meno di un secolo fa causò morte e distruzione non deve essere nascosto alle future generazioni. Deve funzionare da monito perché gli uomini non cadano ancora negli stessi errori.
La violenza esercita però una forte attrazione su molti giovani. Non sono casuali le partenze dei “combattenti stranieri” che decidono di andare a sacrificarsi in nome dell’integralismo, ma forse nella speranza di poter esercitare una forma di violenza fisica della quale sentono il bisogno. Così giovani che definiamo normali senza alcuna apparente ragione partono verso il fronte di guerra o si organizzano per causare morte e terrore ben sapendo quale destino potrà attenderli.
Il terrore non ha vita lunga. Non è possibile pensare che i popoli rimangano sottomessi senza speranza al potere delle armi. Il popolo è sempre più forte di qualunque oppressione. La storia ce lo insegna, anche se abbiamo visto che vengono fatti tentativi di cancellazione della storia stessa. Le distruzioni di musei e biblioteche sono crimini contro tutti gli uomini e contro la nostra storia che non hanno prospettive future. Nella follia che anima il progetto di questo “stato” non possiamo pensare che si potrebbe arrivare a distruggere l’intero patrimonio artistico e culturale dell’umanità. Se non conserviamo e studiamo il nostro passato dove pensiamo di andare?